2011-02-09

Rete elettrica ed UPS, qualche dettaglio

EVENTODESCRIZIONECAUSAEFFETTO
BLACKOUT Completa mancanza di corrente elettrica Eccessiva richiesta di energia elettrica o danno alla rete Perdita dati presenti nella RAM dell'elaboratore, possibili scritture errate/parziali su dispositivi di memorizzazione secondari
SOTTOTENSIONE
(sag)
Breve abbassamento di tensione sulla rete elettrica Picco nella richiesta di energia elettrica Possibili crash di sistema, diminuzione della durata di vita di motori elettrici
RUMORE
(noise)
Alterazione della forma d'onda fornita dalla rete di alimentazione Interferenze elettromagnetice (EMI) o radio (RFI) dovute ad apparati industriali, generatori, trasmettitori radio, fulmini… Possibili danni a monitor, risposta alterata dei dispositivi elettronici
SOVRATENSIONE
(surge
Breve (tipicamente nell'ordine di 1/120 di secondo) aumento del voltaggio di rete Tipicamente spegnimento di apparecchiature ad alto assorbimento energetico presenti nelle vicinanze Diminuzione vita utile dei dispositivi
PICCO
(spike)
Incremento repentino della tensione Fulmini, effetto del ritorno dell'alimentazione di rete dopo un blackout Possibili danni fisici di estrema gravità

Valutare il proprio rischio

SITUAZIONEGRAVE RISCHIO PROBLEMA SENSIBILE TRASCURABILE NOTE
BLACKOUT
(in un anno)
Oltre 12 Fra i 3 e gli 11 Meno di 3
ETÀ EDIFICIO
(in anni)
Oltre 10 Fra i 5 ed i 10 Sotto i 5 Gli impianti elettrici di vecchi edifici non sono progettati per rispondere alle esigenze delle moderne apparecchiature
APPARECCHIATURE NELLE VICINANZE Macchinari pesanti / motori (ascensori…) Fotocopiatrici, stampanti laser Niente Almeno il 50% dei problemi di alimentazione è legato all'ambiente di lavoro locale
CONNESSIONI SUPPLEMENTARI Modem, porta seriale, rete Solo modem Stand alone Picchi e sovratensioni possono arrivare all'elaboratore attraverso "passaggi secondari"
AMBIENTE OPERATIVO In rete, multiutente Stand alone, multi tasking Stand alone, single tasking
DIMENSIONE DELLA LAN Oltre 10 utenti Fra 5 e 10 utenti Meno di 5 utenti Al crescere delle dimensioni di un sistema, i suoi punti sensibili aumentano
TEMPORALI
(in un anno)
Oltre 30 Fra i 20 ed i 30 Meno di 20

Altri fattori da valutare sono la qualità della rete elettrica (è comune che zone rurali non siano ben servite), la presenza di cavi elettrici non opportunamente protetti… In particolare bisogna considerare che anche per un cablaggio a regola d'arte, con materiali certificati per decine di anni dai produttori, i cavi subiscono un processo di invecchiamento, che in alcune circostanze può essere accelerato per l'azione di fattori esterni. In una città di mare, ad esempio, l'atmosfera salmastra può rapidamente intaccare i contatti tra cavi e connettori.

Quando i gruppi di continuità vengono inseriti in sistemi complessi, quali, ad esempio, le reti per la trasmissione di dati, gli aspetti da valutare aumentano e si complicano, talvolta notevolmente.


Gruppi di continuità

Nell'acquisto di un gruppo di continuità bisogna prestar attenzione al suo corretto dimensionamento. Il metodo migliore per non sbagliare consiste nell'effettuare una misura del reale assorbimento di potenza dei dispositivi che si vogliono collegare (mediante un wattmetro a vero valore efficace). Non essendo sempre possibile procedere in questo modo, bisogna:
  1. determinare i dati di targa di ciascuna apparecchiatura (sono espressi in VA e riportati sull'etichetta dell'apparecchio o nei documenti a corredo) e sommarli in modo da ottenere la potenza apparente;
  2. assicurarsi che il valore ottenuto sia inferiore a quello nominale dell'UPS.
Va notato che nelle specifiche di un apparecchio vengono solitamente riportati due valori di potenza: la potenza apparente (in VA) e la potenza reale (in W), legate dalla relazione Pr=Pa·cos(φ). La grandezza cos(φ), detta fattore di potenza è solitamente compresa fra 0,6 e 0,8. È dunque necessario prestar attenzione a quali potenze si confrontano. Nel caso si renda necessario effettuare qualche conversione e non si conosca il fattore di potenza esatto, è ragionevole considerere 0,7.

A "complicare" la situazione c'è il fatto che l'attuale normativa impone ai costruttori di riportare anche i valori nominali di carico che non verranno mai superati da un apparecchio. Non è impossibile che questi valori raggiungano il doppio della potenza tipicamente assorbita.

Infine non bisogna farsi ingannare dal fatto che l'autonomia riportata fa sempre riferimento all'80% del carico massimo supportato dall'UPS. La relazione che lega il tempo di autonomia nominale (Tan), l'autonomia reale (Tar), la potenza assorbita dal carico (Pa) e la potenza nominale dell'UPS (Pn) è: Tar=Tan·Pn/Pa. Grazie a questa formula è possibile intervenire quando le esigenze di potenza sono limitate, ma l'autonomia richiesta è maggiore rispetto ai modelli di UPS disponibili.