2025-12-29

L'incubo della condivisione file su Windows 11: quando un SID duplicato manda tutto in tilt

Può sembrare un'operazione banale: due PC sulla stessa rete, una cartella condivisa, qualche clic e via. 

Eppure, a volte Windows decide che la semplicità è sopravvalutata. Di recente ci siamo trovati intrappolati in una situazione paradossale: due macchine Windows 11 perfettamente configurate che, nonostante tutto, rifiutavano di autenticarsi fra loro.

La soluzione era nascosta in un dettaglio invisibile, ereditato da un'installazione clonata troppo in fretta.

Rimbalzo continuo fra errori incomprensibili

L'ambiente era lineare: due PC con nomi diversi, IP diversi e condivisioni SMB configurate con attenzione. Eppure Windows insisteva con lo scoraggiante messaggio: "Il nome utente o la password non sono corretti".

Richieste di credenziali ripetute all'infinito, come se qualunque password fosse sbagliata per definizione.

Controllati firewall, credenziali, servizi di rete; resettato quel che poteva essere resettato. Nulla.

La rete funzionava: i PC si vedevano, ma l'autenticazione era un muro.

Scavare nei log è uno sporco lavoro... che ripaga

La svolta è arrivata guardando dove Windows parla senza filtri: nel Visualizzatore Eventi.
Sotto `Log di Windows → Sistema` è spuntato l'indizio decisivo: un evento 6167 del servizio `LsaSrv`.

Il messaggio era tecnico ma rivelatore:

"Il fornitore di supporto sicurezza Kerberos ha rilevato una parziale corrispondenza nell'ID macchina… Ciò può verificarsi se l'immagine del sistema operativo di destinazione è stata clonata…"
Quelle due parole, parziale corrispondenza, erano tutto ciò che serviva per capire che il problema non era la rete, ma l'identità delle macchine.

Il colpevole

Tutto risaliva ad una vecchia immagine disco che qualcuno aveva clonato per velocizzare l'installazione (saltando però un passaggio importante, usare `sysprep /generalize`, che rigenera il SID, cioè l'identificatore univoco del sistema).

Il risultato? Le due macchine erano, dal punto di vista di Windows, indistinguibili.

Per anni questo non era stato un problema: Windows tendeva a chiudere un occhio. Ma con gli aggiornamenti di sicurezza rilasciati dopo l'agosto 2025, il controllo è diventato molto più rigoroso. Ora due PC con la stessa identità non vengono più autenticati, neanche in una semplice rete domestica.

Di fatto, ciascun PC diceva all’altro: "Non posso autenticarti, perché… sembri me".

La soluzione è un dilemma

Il modo "ufficiale" per risolvere un SID duplicato è eseguire sysprep /generalize su almeno uno dei sistemi, facendo rigenerare l'identità al PC. Il rovescio della medaglia è che `sysprep` ripristina vari aspetti del sistema e richiede una riconfigurazione quasi completa.

Per evitare questo reset esistono strumenti di terze parti, come SIDCHG, che tentano di modificare il SID. Funzionano ma non sono riconosciuti da Microsoft... quindi bisogna usarli con consapevolezza (qualsiasi cosa significhi :).

Gli errori fatti in fase di installazione possono restare silenziosi per anni, salvo poi riemergere al momento meno opportuno. A volte il vero bug non è in Windows ma in ciò che abbiamo fatto noi molto tempo prima.

2025-12-23

Stiamo confondendo un intelligente pappagallo con un genio?


Negli ultimi anni ci siamo convinti che ChatGPT, Gemini e compagnia (LLM - modelli linguistici di grandi dimensioni) siano una sorta di cervello digitale in rapida evoluzione.

Parlano bene, rispondono in fretta e non si lamentano mai: come non considerarli intelligenti?

Dal punto di vista della neuroscienza, stiamo facendo un clamoroso errore di prospettiva: stiamo scambiando la capacità di mettere insieme frasi con la capacità di pensare. Il punto è semplice, un LLM non ragiona, prevede. Ogni frase che produce è solo la scelta statistica del prossimo token più probabile. È un po' come quando ricicliamo frasi o battute soltanto perché le leggiamo ovunque: il modello fa qualcosa di simile ma in versione estrema e completamente automatica.

La mente umana, invece, usa il linguaggio come strumento, non come materia prima del pensiero. Le persone con gravi lesioni linguistiche continuano a ragionare; alcuni che non parlano affatto hanno un'intelligenza perfettamente integra. Insomma: per noi il linguaggio è un mezzo, per i modelli è tutto ciò che hanno.

Molti sostenitori dell'AGI raccontano che basterà "scalare" i modelli: più dati, più GPU, più tutto... et voilà l'intelligenza generale. È come sostenere che se alleni un pappagallo a memorizzare abbastanza frasi, prima o poi diventerà un filosofo. I neuroscienziati ricordano che l'intelligenza umana non è fatta solo di parole: è radicata nel corpo, nei sensi, nell'esperienza, nelle percezioni, nell'intuizione.

Un LLM non ha nulla di tutto questo. Ha soltanto testo, tanto testo (tanto, tanto, tanto!).

Nonostante tutto gli LLM sono strumenti eccellenti per usare il linguaggio: scrivere, riassumere, tradurre, rispondere in modo simpatico e disinvolto. Il problema nasce quando pretendiamo che facciano ciò che non possono fare: capire davvero il mondo, ragionare come un essere umano, prendere decisioni sensate in contesti imprevisti. Sono ottimi imitatori, ma pessimi filosofi.

La cosa più intelligente che noi possiamo fare è ricordarcelo.


Per approfondire il tema un ottimo punto di partenza è l'articolo: Large language mistake - Cutting-edge research shows language is not the same as intelligence. The entire AI bubble is built on ignoring it di Benjamin Riley.
Correlato è lo storico esperimento mentale della Stanza Cinese di John Searle.

2025-12-19

Aggiornamento normative: ventilazione dei corrispettivi

L'ipotesi preliminare di abolizione dell'IVA ventilata, a partire dal 1° gennaio 2026, non ha avuto seguito.

La situazione è confermata:

  • dall'assenza di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di una norma di legge in tal senso;
  • dalle indicazioni fornite dalle aziende produttrici dei registratori di cassa;
  • dalle comunicazioni delle organizzazioni di categoria come Federfarma nazionale e Comufficio.

Tuttavia, non si può escludere che la normativa venga ripresa nel corso del prossimo anno. Per questo motivo consigliamo di iniziare a predisporre la configurazione dei reparti, sul gestionale Sistema F Platinum, in modo che risulti già compatibile con un'eventuale futura gestione dell'IVA puntuale.

Continueremo a monitorare l'evoluzione normativa del settore farmaceutico e forniremo tempestivamente tutte le indicazioni necessarie per garantire l'allineamento alle esigenze operative.

2025-12-15

Perché gli SSD possono perdere dati quando restano scollegati


Gli SSD hanno ormai soppiantato gli hard disk meccanici nella maggior parte degli scenari quotidiani. Sono veloci, silenziosi, consumano poca energia e sopportano senza difficoltà enormi volumi di scrittura. Molti "consigli di ottimizzazione", come disattivare l'indicizzazione, spostare il file di paging o ridurre la generazione di log, considerati essenziali un decennio fa, non hanno oggi la stessa importanza di allora. Le moderne unità a stato solido gestiscono senza fatica carichi di lavoro molto superiori.

Esiste però un limite strutturale spesso ignorato: la memoria NAND può perdere gradualmente i dati quando l'unità rimane non alimentata per lunghi periodi. Non si tratta di un difetto, bensì di una conseguenza diretta del modo in cui funzionano queste memorie.

Perdita di carica, il punto debole della NAND

Ogni cella NAND conserva i bit intrappolando elettroni in un piccolo isolante. Con il passare del tempo la carica tende a dissiparsi ed il fenomeno accelera con l'aumento della temperatura. Più elevata è la densità di dati per cella, minore è il margine di sicurezza:

  • SLC: una sola informazione per cella, grande stabilità;
  • MLC: due bit per cella, margine più ristretto;
  • TLC: tre bit per cella, maggiore vulnerabilità;
  • QLC: quattro bit per cella, stabilità molto ridotta.

Il progresso verso unità sempre più capienti ha quindi un prezzo: la retention, ossia la capacità di mantenere i dati senza alimentazione, cala sensibilmente. Un vecchio SSD SLC poteva conservare le informazioni per molti anni; un SSD QLC usurato può iniziare a perdere dati già dopo pochi mesi di inattività.

Gli standard JEDEC confermano la tendenza: gli SSD consumer garantiscono un anno di retention da spenti, mentre quelli enterprise, pensati per restare sempre accesi, solo tre mesi.

Accendere l'unità non basta, serve leggere tutto

Un aspetto poco noto è che collegare l'SSD dopo un lungo periodo non è sufficiente a "risvegliarlo". Perché il controller possa rilevare i bit deboli e riscriverli, è necessario leggere l'intera unità. Molti controller eseguono refresh solo al verificarsi di errori correggibili; ciò significa che aprire un singolo file non protegge i dati già memorizzati.

Procedere periodicamente con una lettura completa, ad esempio tramite un comando di copia verso `/dev/null` (dd if=/dev/sdX of=/dev/null su Linux) od uno scrub del file system, è l'unico modo per attivare i meccanismi di correzione.

Firmware più aggressivi e guasti improvvisi

Un ulteriore rischio deriva dai firmware moderni. Se il controller giudica alcuni blocchi troppo degradati, può dichiarare l'unità "FAILED" e bloccare completamente l'accesso ai dati. In tal caso il recupero è possibile solo dissaldando fisicamente i chip di memoria e ricostruendo manualmente il contenuto, operazione riservata a laboratori specializzati.

Le unità più datate (SLC e MLC fino al 2013 circa) risultano paradossalmente più longeve. Le generazioni successive, nate per aumentare la capacità, si affidano a celle più piccole e instabili e a firmware molto più complessi, con un uso intensivo di algoritmi LDPC per compensare la perdita di carica.

Un problema per l'archiviazione, non per l'uso quotidiano

Nell'uso giornaliero gli SSD non presentano rischi: la continua riscrittura mantiene le celle stabili ed il controller può correggere tempestivamente eventuali errori. Il problema riguarda l'archiviazione a lungo termine senza alimentazione, situazioni tipiche per: fotografi che conservano progetti conclusi, ricercatori e professionisti con dataset storici, chi usa SSD come copie offline anti-ransomware, chi ripone vecchi SSD pensando che "durino per sempre".

Il ruolo cruciale della strategia 3-2-1

La regola del backup 3-2-1 resta lo standard di sicurezza più affidabile: tre copie dei dati, su almeno due supporti diversi ed una copia offsite. Usare solo SSD, persino due di marche differenti, non rientra in questo modello, perché il limite fisico della NAND è identico.

Combinare SSD, hard disk tradizionali e soluzioni cloud riduce i rischi legati alla retention, al firmware e ad eventuali eventi disastrosi come incendi, furti o attacchi ransomware.

2025-12-09

Slackware - Installare una versione aggiornata di GCC/CLANG

GCC e LLVM

Rendiamo disponibili, nel nostro repository su GitHub, gli script per utilizzare una versione aggiornata di GCC e/o CLANG su una Slackware stable (si tratta comunque di POSIX script, quindi ragionevolmente compatibili con altre distribuzioni).

L'installazione, conformemente al Filesystem Hierarchy Standard, avviene nella directory /opt. In genere questa è una buona scelta per i compilatori dal momento che permette:

  • di evitare interferenze con /usr/bin/gcc e /usr/bin/clang;
  • di non sovrascrivere librerie già installate con la distribuzione Linux;
  • di effettuare semplici scelte a livello di utente (export PATH=/opt/gcc-XX.Y.Z/bin:$PATH);
  • il supporto di versioni multiple;
  • una semplice rimozione (rm -rf /opt/gcc-XX.Y.Z).

I collegamenti diretti sono:


2025-12-03

Windows 11 con account locale - Episodio 2

Abbiamo già pubblicato una guida sull'argomento ma dobbiamo aggiornarla visto che le ultime modifiche di Microsoft rendono sempre meno immediato configurare Windows 11 senza un account online.

La possibilità di usare un account locale resta fondamentale per chi vuole mantenere controllo, riservatezza ed autonomia. L'account Microsoft, infatti:

  • attiva sincronizzazioni in cloud (e.g. OneDrive);
  • può abilitare BitLocker, salvando la chiave di ripristino online;
  • lega l'accesso ai server dell'azienda.

Diversamente l'account locale permette di lavorare in ambienti isolati, senza dipendenze esterne e senza rischi di perdita dei dati legati all'identità cloud. Offrire entrambe le opzioni significa rispettare le diverse esigenze degli utenti e preservare la natura ibrida del sistema operativo.


Quindi cosa fare se `oobe\bypassnro` non funziona più?

Prima di tutto disconnettere il computer dalla rete.

Alla schermata "È il paese o l'area geografica giusto?". premere MAIUSC (i.e. SHIFT) + F10 e digitare:

reg add HKLM\SOFTWARE\Microsoft\Windows\CurrentVersion\OOBE /v BypassNRO /t REG_DWORD /d 1 

Proseguendo l'installazione, comparirà la finestra "Connettiamoci a una rete". Grazie alla modifica apportata al registro di sistema, in basso apparirà il link "Non ho Internet". Selezionandolo, l'installazione proporrà la creazione di un account locale.

Alea iacta est!

2025-11-28

L'IA Distruggerà il World Wide Web?

M.C. Escher - Mani che disegnano - 1948
La rivoluzione dell'IA Generativa (GenAI), in particolare con l'ascesa di strumenti come ChatGPT, rischia di distruggere il World Wide Web come lo conosciamo minacciando tre aspetti chiave del World Wide Web: pubblicità, sviluppo dei contenuti e qualità.