La questione è stata oggetto di esame da parte dell'Agenzia delle Entrate che, col "principio di diritto" n.17 del 30 ottobre 2020, ha affermato che la fattura che supera i controlli del SdI, anche se rifiutata dall'Ente destinatario, si considera validamente emessa.
La tesi sposata dall'AdE lascia alcune perplessità considerato che:
- se si riemette, con lo stesso numero e la stessa data, una fattura rifiutata dalla PA il SdI la accetterà, a condizione che il nome del file che contiene la fattura elettronica abbia un nome diverso dal precedente. Le specifiche tecniche precisano, infatti, che"La verifica viene eseguita al fine di intercettare ed impedire l'inoltro di una fattura già trasmessa e elaborata; in quest' ottica, qualora i dati contenuti all'interno della fattura e relativi a identificativo cedente/prestatore, anno della data fattura, numero fattura, coincidano con quelli di una fattura precedentemente trasmessa e per la quale non sia stata inviata al soggetto trasmittente una notifica di scarto oppure una notifica di rifiuto da parte del destinatario, il documento viene rifiutato"Risulta evidente come le regole tecniche su cui si fonda il SdI sono state pensate ed attuate in maniera tale che l'efficacia giuridica della fattura elettronica PA sia sottoposta alla condizione del suo non rifiuto, esattamente come avviene per lo scarto, circostanze che rendono il documento logicamente inesistente;
- a contrariis, una nuova e successiva fattura elettronica, con identici estremi di quella rifiutata (identificativo cedente/prestatore, anno e data), viene accettata dal sistema.
Ciò premesso si aprono due scenari:
- riemissione della stessa fattura corretta (stesso numero e data). Inizialmente unica modalità prevista, rimane la più utilizzata dalle PA, soprattutto dalle PA locali, ed è dovuto al fatto che il controllo delle fatture elettroniche viene svolto a livello di protocollo informatico (le fatture non sono cioè ancora contabilizzate) ed in caso di emissione della “Notifica di esito cessionario/committente” di rifiuto, viene semplicemente richiesto al fornitore la riemissione della medesima fattura corretta (stesso numero e data) e la fattura rifiutata non viene contabilizzata;
- emissione di una nota di credito e di una nuova fattura elettronica. È la modalità utilizzata principalmente dalle PA centrali che impiegano il sistema SICOGE (Sistema informativo di contabilità integrata delle PA), ove la verifica di correttezza contabile della fattura elettronica viene svolta dopo che è stata contabilizzata, e quindi in caso di emissione della “Notifica di esito cessionario/committente” di rifiuto, è necessario richiedere una nota di credito ed una nuova fattura dato che la precedente fattura rifiutata era stata contabilizzata.
Considerato che, quando la PA emette la “Notifica di esito cessionario/committente di rifiuto", dovrebbe compilare il campo “descrizione”, indicando:
- il motivo esatto del rifiuto;
- il comportamento richiesto al fornitore
per rettificare la fattura rifiutata
è ragionevole adottare, di volta in volta, l'approccio indicato (o confrontarsi telefonicamente, via email/PEC con la PA per capire come rettificare la fattura rifiutata).
NOTA A LATERE
Trasmessa la fattura elettronica tramite SdI, la PA ha 15 giorni (di calendario) di tempo per emettere una “Notifica di esito cessionario/committente” che potrà essere di rifiuto oppure di accettazione, diversamente il SdI invierà ad entrambi una “Notifica decorrenza termini”, a significare che le parti non potranno più utilizzare il SdI per colloquiare, ma dovranno utilizzare altri canali quali email, PEC...